Viaggio nel tempo e nella geografia con la carta del Mediterraneo antico

Il Mediterraneo, spesso definito la culla della civiltà occidentale, è stato per millenni un centro di commercio, cultura ed esplorazione. La sua posizione geografica, che collega tre continenti – Europa, Asia e Africa – lo rende un crocevia di popoli e idee. L’antica mappa del Mediterraneo è di grande interesse per mostrare come le prime civiltà percepivano il loro mondo. Queste mappe non rappresentavano solo le conoscenze geografiche, ma riflettevano anche le visioni culturali, politiche e mitologiche del mondo.

In questo articolo ripercorreremo l’evoluzione delle antiche mappe del Mediterraneo, le culture che le hanno prodotte e ciò che rivelano sulle persone che le hanno create.

Mappatura del primo Mediterraneo

Prima dello sviluppo di una vera e propria cartografia, le civiltà antiche si affidavano a mappe rudimentali basate sulla tradizione orale, sui miti e sulle osservazioni del paesaggio. Queste prime rappresentazioni del Mediterraneo erano spesso simboliche piuttosto che rappresentazioni accurate dello spazio fisico.

Le prime civiltà a tentare di mappare il Mediterraneo furono gli Egizi, che utilizzarono le mappe per scopi pratici come la misurazione del territorio, la gestione delle risorse e le spedizioni militari. Sebbene le loro mappe non fossero necessariamente incentrate sul Mediterraneo nel suo complesso, esse offrivano un’idea di come gli egiziani vedevano i territori circostanti. Per esempio, il Mappamondo Egtziano che si trova sulla parete di una tomba che porta il nome di un funzionario di nome Hatshepsut, intorno al XV secolo a.C., è uno dei primi esempi di mappa ispirata alla geografia, ma non al bacino del Mediterraneo.

Un tuffo nel passato con queste affascinanti vecchie mappe, un vero tesoro per gli appassionati di storia e geografia (Oldmapster).

I Greci e la nascita della conoscenza geografica

I primi tentativi che i Greci produssero furono passi piuttosto massicci verso lo sviluppo di mappe con le forme del Mediterraneo che si riconoscono oggi. I filosofi ed esploratori greci Erodoto e Pitia di Massalia, dell’attuale Marsiglia, iniziarono a parlare del mondo in modo più scientifico e sistematico. Erodoto, del resto, era soprannominato il “Padre della Storia”. Nel suo noto libro intitolato “Storie” sono riportati molti resoconti di viaggio. Negli scritti ci sono descrizioni geografiche di luoghi all’interno della regione del Mediterraneo.

Le mappe greche del V-III secolo a.C., tuttavia, erano ancora piuttosto rudimentali. Tendevano a concentrarsi sulle coste e molte erano disegnate con il Mediterraneo al centro. Queste prime mappe utilizzavano una tecnica chiamata proiezione, in cui il mondo conosciuto veniva mappato su una superficie piana. Sebbene non avessero gli strumenti o le conoscenze per creare mappe veramente accurate, i cartografi greci iniziarono a dividere il Mediterraneo in regioni identificabili, come le isole greche, le coste dell’Asia Minore e i territori dell’Africa settentrionale.

Una delle mappe greche più famose è quella di Eratostene (276-194 a.C.), matematico e geografo greco. È noto come uno dei primi tentativi di effettuare calcoli esatti per trovare la circonferenza della Terra e disegnò una mappa che ritraeva il Mediterraneo come effettivamente era in un modo più coerente dal punto di vista scientifico. Nella sua metodologia, Eratostene utilizzò la geometria combinata con l’osservazione della longitudine e della latitudine. La sua mappa, tuttavia, era ancora al di sotto delle conoscenze del suo tempo, poiché non sapeva affatto se la Terra fosse rotonda o meno, né conosceva le dimensioni reali dei continenti.

Queste mappe non rappresentavano solo le conoscenze geografiche, ma riflettevano anche le visioni culturali, politiche e mitologiche del mondo.

L’influenza romana

Con la nascita dell’Impero romano nel I secolo a.C., il Mediterraneo divenne il fulcro di un impero enorme e complesso. I Romani, ereditando e sviluppando le conoscenze dei geografi greci, realizzarono mappe che erano principalmente indagini amministrative e militari. Le mappe romane del Mediterraneo riflettevano l’organizzazione politica e il controllo dell’impero nell’area.

Una delle mappe romane più famose è la Tabula Rogeriana, creata nel XII secolo dal geografo arabo Muhammad al-Idrisi per il re normanno Ruggero II di Sicilia. Sebbene la mappa di al-Idrisi sia stata realizzata molto tempo dopo la caduta dell’Impero romano, essa si basava sulle conoscenze e sulle tecniche romane precedenti, in particolare quelle utilizzate da Pomponio Mela e Marino di Tiro. I Romani si avvicinarono alla cartografia con una prospettiva più pratica, prestando maggiore attenzione alla posizione delle rotte militari di grande importanza, delle vie commerciali e delle città.

Mentre le mappe romane, come la Forma Urbis Romae, fornivano rappresentazioni molto elaborate e accurate dei paesaggi urbani, non contenevano molte informazioni geografiche utili per una comprensione più ampia della regione mediterranea. Un altro esempio dei Romani è l’Itinerarium Antonini, una carta stradale che rappresentava le principali vie di comunicazione militari e di viaggio.

L’antica mappa del Mediterraneo è di grande interesse per mostrare come le prime civiltà percepivano il loro mondo.

I miti romani e greco-romani nella cartografia

Oltre al metodo scientifico, sempre più utilizzato per la mappatura, c’era anche l’approccio mitologico e religioso dell’antico Mediterraneo. Per i Greci e i Romani, il mare non era solo un’entità fisica, ma anche mitologica, ricca di divinità, mostri e interventi divini. Questa commistione tra fisico e mitico si riflette nelle mappe create, spesso piene di isole leggendarie e luoghi mitici come l’Isola dei Beati o Atlantide.

Nella mitologia greca, isole come quella di Circe e l’isola dei Feaci erano aree la cui posizione geografica è sconosciuta, ma profondamente radicata nella cultura dell’antica Grecia. In sintonia con la mentalità romana e greca, questi luoghi sono stati inclusi nelle loro versioni delle mappe, spesso ammantate di simbolismo.

Influenza tolemaica

L’opera di Claudio Tolomeo, intorno al 100-170 d.C., rappresenta lo zenit della cartografia mediterranea antica. La Geographia di Tolomeo, un trattato che comprendeva una mappa completa e dettagliata del mondo conosciuto, divenne il riferimento standard per i cartografi medievali. La mappa di Tolomeo utilizzava un sistema a griglia di latitudine e longitudine, consentendo una maggiore precisione nella mappatura del Mediterraneo e delle regioni circostanti.

Sebbene la mappa di Tolomeo fosse ben lungi dall’essere un prodotto perfetto, il suo approccio cambiò completamente la mentalità delle persone nel vedere il mondo. Per la prima volta nella storia, il Mediterraneo non fu rappresentato come una serie confusa di punti di riferimento costieri, ma come parte integrante di un sistema più ampio e connesso del mondo. Queste mappe di Tolomeo ebbero un’influenza cruciale su altre mappe medievali e poi rinascimentali.

Declino della cartografia romana e Medioevo

Nel V secolo d.C., con il crollo dell’Impero romano, molti contenuti geografici approfonditi del Mediterraneo furono smarriti o non più accessibili a molti in Europa. Durante il Medioevo, molti dettagli della carta sono stati conservati dal mondo islamico in Europa, principalmente lungo i territori della Spagna e della costa nordafricana. Gli studiosi islamici ampliarono il lavoro di Tolomeo e di altri geografi classici, ma le mappe che crearono spesso fondevano le conoscenze geografiche con la cosmologia e le idee religiose islamiche.

Sebbene la maggior parte delle antiche mappe greche e romane non fossero facilmente disponibili in Europa durante l’Alto Medioevo, esse vennero riprese nel Rinascimento, quando gli studiosi europei riscoprirono i testi classici. Queste rinascite diedero il via a una nuova comprensione del Mediterraneo, che avrebbe plasmato l’Età dell’Esplorazione e la successiva espansione delle potenze europee nel mondo.

L’eredità dell’antica carta del Mediterraneo

L’antica mappa del Mediterraneo si è evoluta con il contributo di diverse culture, egizia, greca, romana e islamica, che si sono avvicendate man mano che l’umanità costruiva sulle conoscenze precedenti. Molte di queste prime mappe erano rozze per gli standard odierni, ma rivoluzionarie per il loro tempo e quindi hanno aperto la strada a una comprensione geografica più avanzata.

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